Testo di Ermanno Gardinali
Gioiello d’arte romanica, la chiesetta di S. Pietro, restaurata e riportata al suo primitivo aspetto architettonico nel 1960, si presenta ora bellissima e perfetta nella nobiltà del suo disegno millenario. Viene datata 1125-1150. Opera delle mani esperte delle maestranze lombarde operanti nella padania nord-occidentale, trova qui la sua espressione migliore anche se il campanile è stato elevato posteriormente. Prezioso è il cotto del portale e gli affreschi dell’interno che, sparsi sulle superfici dei pilastri e del catino absidale, ci offrono una melodiosa e colorita visione delle più significative scene evangeliche e immagini di santi il cui culto era localmente molto diffuso. Riconoscibile nella semicalotta centrale, in mandorla, il Cristo Salvatore attorniato dai simboli dei 4 evangelisti e scene sacre, la così detta bibbia dei poveri, per una facile lettura pedagogica agli analfabeti abitanti del borgo, S. Pietro con le chiavi, S. Pietro da Verona martire e S. Giovanni Battista. Caratteristico è l’affresco rappresentante la SS. Trinità, datato 1507, con le tre immagini uguali del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo Chiesa di S.Pietroche racchiudono, nel loro simbolismo grafico, accese diatribe teologiche, risolte solo con i decreti del Concilio di Trento che stabilì non doversi più rappresentare la Trinità con le tre figure dai volti, dai gesti e dal portamento, uguali. La chiesetta è proposta spesso come tipica espressione del romanico, nei testi di storia dell’arte e del Touring Club Italiano. Nei pressi era ubicato, come si rileva da documenti del XIII secolo, un ospitale: “Hospitale quod est iuxta portam S. Petri de Rodobio”, di servizio ai pellegrini che, numerosi percorrevano la Via Francigena e che non si fossero fermati presso i monaci del vicino monastero cluniacense di S. Valeriano.